"Non sposate le mie figlie!" di Philippe de Chauveron
In questo nostro tempo di intolleranze violente, un piccolo contributo positivo può venire anche da una semplice, divertentissima commedia francese: Non sposate le mie figlie! (Qu'est ce-qu'on a fait au Bon Dieu?, 2014), del regista Philippe de Chauveron (Parigi, 1965).
Una coppia francese di provincia, borghese e cattolica, ha accettato con difficoltà i matrimoni delle prime tre figlie con un algerino, un ebreo e un cinese. Quando la quarta figlia presenta a sua volta il fidanzato che intende sposare, un giovane nero della Costa d'Avorio, la situazione precipita.
Trattandosi di una commedia, naturalmente, il pubblico si attende il lieto fine e non viene deluso; ma non è la trama (assai esile) che conta. I pregi del film stanno nelle gag continue, nei battibecchi a raffica infarciti di razzismo spicciolo di tutti contro tutti - che regalano 90 minuti di risate a crepapelle (rare e trascurabili le cadute di stile). Vengono messi in campo tutti i pregiudizi contro tutte le etnie, le religioni, gli orientamenti politici rappresentati (e anche non rappresentati direttamente,ma tirati dentro la sarabanda indiavolata delle battute), e di tutti si ride.
Se si volesse cercare il pelo nell'uovo, si potrebbe anche individuare qualche pecca di questo film: per esempio, nella seconda parte, la vis comica subisce un calo, a causa di situazioni più banali e prevedibili. Inoltre si potrebbe esservare che nella pellicola sono stati rappresentati tutti stranieri perfettamente integrati, dal punto di vista sociale, culturale e professionale, tralasciando la realtà di tanti che per vario motivo restano esclusi da questo processo.
Tuttavia. I drammi dell'immigrazione, dell'integrazione mancata, del terrorismo meritano la più grande attenzione e onestà intellettuale. Ma non è questa la sede. Senza voler troppo pretendere da una commedia d'intrattenimento, resto dell'opinione che Non sposate le mie figlie! sia capace di far ridere senza per questo banalizzare. Perché a volte
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