Come cercare di sopravvivere alla crisi economica

Pubblicato il da vocelibera2011

http://t1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTCVTqKEbCEOWcbdiU8zB3vG1ahqaHdV067UWM58fUagj4st4tKIn un periodo come quello attuale, l'unico risvolto positivo - se così si può dire - della crisi economica potrebbe essere una maggiore oculatezza della gente nella gestione del proprio denaro, senza inutili sperperi.


Personalmente, provenendo da una famiglia niente affatto benestante, sono stata educata al rispetto del denaro e all'amministrazione attenta delle finanze, perciò, almeno per adesso, il contraccolpo della crisi l'avverto meno di altri. E questo nonostante i prelievi fiscali dalla busta paga mi abbiano ulteriormente tagliato lo stipendio di più di 100 euro ogni mese.

Già da anni faccio la spesa al discount, dove ho scoperto prodotti ottimi e affidabilissimi, per me e per mio figlio, che mi costano la metà o i due terzi rispetto alle grandi catene di distribuzione; già da anni acquisto abiti e scarpe escusivamente in tempo di saldi e in precisi negozi o mercati dove si vendono campionario o resti di magazzino di ottima qualità a prezzi stracciati; da sempre mi sposto con i mezzi pubblici e non posseggo automobile: anzi, negli ultimi mesi, poiché il costo di biglietti e abbonamenti è cresciuto in maniera indecente, mi muovo sempre più spesso a piedi e acquisto solo singoli biglietti che adopero in maniera molto attenta; non ho l'abbonamento a Sky né a Mediaset Premium, perché mi faccio bastare il web...

In questo modo conduco una vita meno inutilmente dispendiosa, per certi versi anche più sana, sicuramente non meno piacevole. Un unico esempio. Ho letto in treno o in autobus alcuni dei libri più belli della mia "carriera" di lettrice, senza dovermi preoccupare di traffico e parcheggio.http://www.comune.senigallia.an.it/senigallia/img/redaction/5320/5750/15030.jpg

 

Ma le cattive abitudini sono difficili da sradicare. Anche questa volta basta un solo esempio.

Da qualche tempo avevo cominciato ad acquistare prodotti per l'igiene della casa alla spina, complice l'apertura di un negozio proprio sotto casa.

Purtroppo, dopo poco più di un anno, il rivenditore ha dovuto chiudere perché non riusciva a vendere abbastanza. A me è sembrato incredibile, perché i prodotti erano spesso di ottima qualità, o comunque non avevano nulla da invidiare alle "marche" famose.

Parlando con i vicini, anche di condizione economica più disagiata della mia, ho scoperto però che i più continuano a preferire le "marche", i "marchi", perché non si fidano del discount o del prodotto alla spina.

Personalmente lo trovo incomprensibile, e di questi tempi anche scriteriato. Il marchio (alcuni recenti scandali lo hanno dimostrato) non è sempre garanzia di qualità e di sicurezza; per di più, nelle mie terre campane (ma non credo solo qui), si guadagna sui prodotti di marca anche risparmiando sulla conservazione a norma o diluendo i detersivi.

Dunque, c'è poco da fidarsi delle marche.

 

La mia, naturalmente, non pretende di essere una ricetta salvavita per tutti, perché abbiamo davanti agli occhi situazioni drammatiche che avrebbero bisogno di un intervento strutturale dello Stato per essere risolte; ma per tanti la mia soluzione è sicuramente valida.

La gente dovrebbe accettare l'idea che non viviamo nel paese di Bengodi e che se vogliamo sopravvivere e consentire ai nostri figli ciò che conta davvero (l'istruzione, una gita nel verde, una visita al museo, un libro, un giocattolo educativo) dobbiamo rinunciare al superfluo e a certi preconcetti ridicoli che invece imperano.

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