"Maleficus" di Emma Locatelli

Pubblicato il da vocelibera2011

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A partire da questo libro, ogni mia recensione sarà preceduta da una sintesi del contenuto in dieci, o meno, parole. Faranno eccezione le recensioni negative.

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Sanguinose trame attribuite al demonio si rivelano orrendamente umane.

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Raramente leggo romanzi storici, perché temo di imbattermi in "fantastoria". Dal romanzo storico, infatti, pretendo un'accuratezza nella ricostruzione dell'epoca sullo sfondo di cui pochi autori sono capaci (spesso perché se ne sottovaluta l'importanza e non si studia come invece si dovrebbe): nella nostra tradizione ottocentesca, ad esempio, il solo Manzoni ci ha offerto un avvincente intreccio narrativo e al tempo stesso un documento attendibile su usi, costumi, tradizioni, eventi; e anche per il Novecento italiano non mi vengono in mente molti titoli: il meraviglioso, cupo Gattopardo di Tomasi di Lampedusa; l'affascinante, appassionante Nome della rosa di Eco... Per le letterature straniere, il discorso è simile.

Nonostante la mia diffidenza, però, questa volta mi sono lasciata tentare da una copertina e da un titolo che innegabilmente esercitano un certo fascino (sinistro): si tratta di Maleficus, il secondo romanzo - edito in Francia nel 2007, in Italia solo nel 2010 - di Emma Locatelli, insegnante e scrittrice francese, studiosa di storia, per me altrimenti sconosciuta e sulla quale neanche la rete svela molto.

 

A Malzieu, uno sperduto villaggio francese delle Ardenne, il gelido inverno del 1659 sembra non voler lasciare il posto alla primavera. Intanto il paese è teatro di un intricato mistero, tra ragazzine scomparse, un efferato omicidio e atroci processi per stregoneria.

 

L'autrice riesce a descrivere in maniera realistica ed efficace gli ambienti poveri e talvolta moralmente degenerati in cui si svolge la gran parte degli eventi del romanzo: capanne cadenti, osterie luride, carceri sovraffollate, boschi oscuri che comunicano un senso di desolazione e di angoscia; solo di scorcio vediamo palazzi patrizi, case pulite e camini accesi, e spesso nascondono anch'essi uno spaventoso marciume morale.

Allo stesso modo sono tratteggiati piuttosto felicemente i caratteri dei personaggi: l'inquisitore Bossuat, fanatico e violento persecutore di streghe e stregoni; l'avvocato Percheval, devoto ma illuminato investigatore dei misteri di Malzieu; il medico Estienne, a cui il vaiolo ha lasciato segni indelebili sul volto e nell'animo rendendolo ateo e blasfemo; il cerusico Nature, gigantesco, intelligente, umanissimo; padre Jérôme, rigido moralista tanto da risultare inumano... E poi le donne: l'indemoniata Reyne, vittima di un amore travolgente; la corrotta Athénaïs, imperturbabile di fronte alle proprie indicibili colpe; la piccola Rose, selvatica e orgogliosa; la vecchia Louise, custode del primo segreto che spiega tutti gli altri.


Gran parte di questi personaggi, a dire il vero, nasconde un segreto più o meno scabroso e inconfessabile. Tutti vengono svelati, a poco a poco, ma solo in piccola parte sarà possibile rimediare a tutto il male compiuto.http://static.guide.supereva.it/guide/fantasmi/male.jpg

Il male infatti esiste, ed è innegabile. Ma è altrettanto innegabile che Satana non c'entra nulla e che quindi roghi di streghe e ordalie di sapore medievale non salveranno l'umanità. Anzi. Viltà, invidia, misoginia, superstizione, fanatismo provocano una catena di orrori di cui gli unici responsabili sono gli esseri umani: uomini piccoli, meschini, ignoranti, spesso - tragicamente e colpevolmente più spesso - proprio quelli che detengono cultura e potere. Bastano le sconvolgenti descrizioni delle torture a cui erano sottoposti gli accusati di stregoneria a dimostrare l'abisso di crudeltà insensata in cui l'uomo può precipitare. Ferite così profonde non possono essere facilmente risanate.

 

Il romanzo, che segue lo schema del "giallo" classico con l'inchiesta lunga e paziente dell'investigatore e infine la risoluzione del caso, cede talvolta al "romanzesco" e all'enfasi e presenta qualche ingenuità nella costruzione narrativa e nei dialoghi di argomento teologico; di certo non è un capolavoro.

Tuttavia è una lettura storicamente attendibile e perciò istruttiva, utilissima per non dimenticare quanto buie e tragiche siano le epoche in cui prevalgono la superstizione e il fanatismo. È la storia di quell'età terribile che chiamiamo della Controriforma, in cui Maleficus è ambientato, ma potrebbe essere storia anche di oggi e di domani, se non teniamo accesa, alimentandola caparbiamente, la luce della ragione e dell'umanità.



«Non è così facile lottare contro la stupidità. Soprattutto quando porta la toga o l'abito talare»

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