La fantascienza del passato remoto: "Le Cosmicomiche" di Italo Calvino
La fantasia di Italo Calvino (Santiago de Las Vegas, 1923 - Siena, 1985) si è sbizzarrita anche sul passato remotissimo dell'universo, con
Le cosmicomiche. La prima edizione, contenente dodici racconti, venne pubblicata nel 1965; ne sarebbero seguite altre, ampliate con
l’inserzione di nuove narrazioni.
L’autore si diverte a lasciare la parola ad un narratore interno proteiforme, il misterioso Qfwfq: egli esiste dalla notte dei tempi e rievoca i momenti salienti della nascita
dell’universo, della Terra e delle specie viventi attraverso i suoi ricordi personali.
Come ha evidenziato lo stesso Calvino in un’intervista uscita in occasione della prima edizione delle Cosmicomiche, i suoi racconti si discostano dal genere fantascientifico tradizionale proprio perché sono ambientati nel passato più remoto del cosmo e non in
un ipotetico futuro.
L’ispirazione viene comunque dalla scienza: partendo dalle ipotesi o dai dati dell’astronomia, puntualmente citati ad introdurre ogni
racconto, Calvino lascia poi sciolte le briglie della sua fervida fantasia realizzando, in alcuni casi, dei piccoli gioielli di narrativa, senza mai tralasciare un aggancio con i problemi della
società contemporanea.
Si può citare ad esempio il racconto poetico e suggestivo Senza colori, in cui Qfwfq ricorda
la formazione dell’atmosfera intorno alla Terra e conseguentemente la nascita dei colori. A quel tempo lui era perdutamente innamorato di Ayl e proprio la nascita dei colori lo divise per sempre
da lei: Ayl infatti non sopportò il cambiamento e preferì restare sepolta dietro una frana, nel grigiore che la faceva sentire protetta.
Una sorte non molto diversa da quella di G’d(W)n, la sorella di Qfwfq di cui si parla in Sul far del giorno: rimasta imprigionata nelle viscere della Terra, forse di sua volontà, quando la crosta terrestre si era solidificata.
Ironico e divertente è poi il racconto Lo zio acquatico, in cui si descrive l’evoluzione degli
esseri viventi da acquatici in terrestri attraverso la storia di una giovane terricola che sceglie però di seguire il percorso inverso, tornando all’acqua.
Se i primi due personaggi femminili sembrano rappresentare la paura i fronte al nuovo e all’ignoto, il terzo sceglie il ritorno al passato
in uno scatto entusiastico di vitalità, come piena realizzazione di sé. In ogni caso, però, il loro sguardo è rivolto all’indietro.
Il tema ritorna anche, declinato in maniera diversa, nel racconto I dinosauri, che racconta le
peripezie dell’ultimo dinosauro (che altri non è che Qfwfq, che ha attraversato tutti gli stadi dell’evoluzione): unico sopravvissuto all’estinzione della sua specie, si mescola ai nuovi abitanti
del pianeta senza essere riconosciuto, portando con sé la coscienza della sua diversità ma in fondo pronto a nuovi cambiamenti.
Meritano infine una menzione Tutto in un punto e Gli
anni-luce, in cui il Big-Bang e la velocità di fuga delle galassie diventano il pretesto per parlare di apparenze e di pregiudizi.
Altri racconti, meno felici sul piano narrativo, illustrano la mancanza di certezze di cui soffre l’uomo moderno.
La scrittura calviniana si distingue come sempre per la sua limpidezza e nei racconti migliori si ammira l’estro dello scrittore capace di
trasformare in immagini surreali, poetiche, fantastiche la realtà prosaica della scienza e i dilemmi della società umana.
Si insinua però sempre anche l’impressione, e non è una sensazione piacevole, che qualcosa continui a sfuggire, che il messaggio che
l’autore ha inteso trasmettere rimanga fumoso.
«Ritornò il buio. Credevamo ormai che tutto ciò che poteva accadere fosse accaduto, e – Ora sì che è la fine, - disse la nonna, - date retta ai vecchi –. Invece la Terra aveva appena dato uno dei suoi soliti giri. Era la notte. Tutto stava solo cominciando»